La fabbrica dell'obbedienza by Ermanno Rea

La fabbrica dell'obbedienza by Ermanno Rea

autore:Ermanno Rea [REA, ERMANNO]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: EPUB9788807948343-21943
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2014-01-08T05:00:00+00:00


9.

Il fascismo coda della Controriforma: le analisi di Curzio Malaparte – Mussolini, novello Ignazio di Loyola – L’arte di dire no – Il fascino (e i vantaggi) del pensiero unico – L’astronave televisiva di Berlusconi – Craxi e gli infami anni ottanta

Che cosa è esattamente il «berlusconismo»? Come può essere definita, al di là del legittimo risentimento quotidiano, la melma nella quale la società italiana appare sprofondare ogni giorno di più? Con quale disposizione d’animo la Storia erediterà dalla cronaca il primo decennio di vita nazionale del nuovo millennio? Le domande ci assediano e le risposte si moltiplicano: sinora però ho l’impressione che colgano soltanto molto parzialmente nel segno, in quanto improntate perlopiù a un certo minimalismo, a esaltare cioè più gli interessi in campo e il folklore dei comportamenti, vale a dire l’accidente (la cosiddetta banalità del male), che non la sua drammatica ratio.

Credo di avere ribadito in più occasioni la natura del tutto arbitraria e personale di queste note, la loro soggettività e perfino casualità, delle quali non mi pento affatto come si addice all’autore di un diario intimo quale in effetti questo libro è. Qui però s’impone, come dire?, un tratto di maggiore severità e responsabilità, un giudizio meno improvvisato, trattandosi di materia «scottante» che si va facendo giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, che inquieta non soltanto l’intelligenza ma la nostra stessa vita psichica, sottoposta a imprevedibili stress, a turbamenti profondi, talvolta a vere e proprie forme di depressione: come se al mondo non ci fosse più niente che meriti la nostra speranza.

E se il «berlusconismo» fosse, ancora una volta, un ritorno di quella Controriforma che già mostrò i suoi artigli negli anni venti del Novecento con il fascismo? Se fosse l’esito più recente del permanente conflitto italiano – destinato continuamente a riesplodere – tra modernità e Chiesa cattolica, tra liberalismo democratico e sordità vaticana a ogni forma di rinnovamento sostanziale?

L’ipotesi di una sorta di eternità della Controriforma non è nuova. La propose, tra gli altri, quel Curzio Malaparte di cui ho già avuto occasione di parlare, ma sul quale è necessario tornare con rinnovata attenzione. In precedenza, mi sono riferito a lui considerandolo nella sua veste di scrittore «democratico»; adesso conviene invece interrogarlo nella sua versione (molto più confacente) di interprete autorevole del fascismo, quale in effetti fu, almeno nella prima metà degli anni venti del Novecento.

Il Malaparte caro a Mussolini non ha dubbi: compito del fascismo è di far rivivere la Controriforma, il rigore che le fu proprio, il suo spirito dogmatico, universale, «d’impronta meridionale e orientale, che forma l’essenza della civiltà latina». E ciò al fine di combattere contro quella «modernità» che nasce con Lutero e dilaga tra i popoli nordici modellandone le forme di vita e dettandone la morale. Insomma non c’è aspetto, della Controriforma, che non l’incanti. «Questa parola significa per noi “Fascismo”», dichiara perentorio.

La lettura del Malaparte prima maniera è molto istruttiva, addirittura stupefacente. Il libro cui il futuro autore di Kaputt e di tante altre opere di successo affida la sua apologia della Controriforma si chiama L’Europa vivente.



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